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Rosa Romano Toscani. A proposito di Christopher Bollas. Il Materno e il Paterno. Oriente e Occidente

A proposito di Christopher Bollas

Il Materno e il Paterno. Oriente e Occidente.

"La mente orientale"

Rosa Romano Toscani

 

Osservando il "Tondo Doni" di Michelangelo, la circolarità delle tre figure unite e distinte sembra di potere raffigurare la concezione edipica teorizzata da Freud, di quell'edipo che permette all'infante il passaggio dal Materno al Paterno.
Passaggio fisiologico per una crescita armoniosa espresso da Michelangelo nella figura facilitante della madre, Maria, che porge il figlio al padre (putativo), Giuseppe.
Per altre vie, per nuovi stimolanti sentieri Bollas ci porta a riflettere sul Materno e sul Paterno, che rappresentano gli aspetti costitutivi della psiche umana e sul loro necessario legame, aprendo la strada a suggestive riflessioni e allargando il campo dall'individuale al gruppale.
Il saggio dello psicoanalista inglese, "La mente orientale" rompe gli schemi dell'usuale, del già noto e si veste di poesia, di filosofia e di rigore clinico. Svela il terapeuta che non si stanca di "ricercare", per inserire la Psicoanalisi in contesti più ampi.
Tra Oriente e Occidente si snoda la riflessione di una brillante intuizione che cerca di collegare il pensiero psicoanalitico sviluppatosi in Occidente ad un pensiero antico e diverso presente nel mondo orientale, auspicando quell'integrazione che l'artista fiorentino ci ha tramandato con il suo famoso dipinto.
Gli avvenimenti del mondo hanno sempre interessato Bollas. In particolare modo la sua voce si è fatta sentire nel 2006 nel suo romanzo psicoanalitico "Buio in fondo al tunnel". Nel "Sogno di Omàr" riportavo le sue parole riferite alla catastrofe dell'11 settembre "quando il male indossa i panni del bene, il carattere del mondo ne viene distrutto... c'è stato un ribaltamento morale... uno sconvolgimento di tutte le categorie fissate da millenni nella cultura occidentale". Facevo, inoltre, notare come non c'era bisogno di specificare il dove e il quando per ricordare quella terribile data, ossia indicare il 2001, le Torri Gemelle e New York. Purtroppo tali avvenimenti si sono ripetuti in modo drammatico negli ultimi anni, ed ancora oggi feriscono il mondo: pensiamo agli attentati presso la redazione del Charlie Hebdo, a quelli recenti in Tunisia, in Israele, a Parigi, Bruxelles e in Mali.
La prospettiva sociale de “La mente orientale” è stata colta anche da Vittorio Lingiardi nella recensione sul Sole 24Ore del 20 ottobre 2013. Viene, però, sottolineato da Lingiardi che l'Oriente a cui Bollas fa riferimento è quello antico. Forse ci si dimentica che l'inconscio collettivo non ha tempo e che ancora oggi, in Psicanalisi, parliamo di “Edipo”.
Bollas è ben consapevole dei cambiamenti che avvengono in Oriente: in Cina il capitalismo, in Corea la tecnologia. Anche la Psicoanalisi si sta facendo strada; esiste un sito internet (w.w.w.capachina.org), vengono effettuate supervisioni e terapie via Skype con psicoanalisti occidentali. Se lo scopo della Psicoanalisi rappresenta lo sforzo di integrare parti scisse del Sé, C. Bollas si cimenta nello sforzo di comporre aspetti diversi di due mondi in apparenza contrapposti. L'interesse su questo saggio sta aumentando se pensiamo che è in pubblicazione la sua traduzione in cinese in corso presso l'Università di Pechino. Sempre "Nel sogno di Omàr" riportavo l'accorato appello di Toni Maraini nel 2000; "Perché non prendono la parola gli psicoanalisti (in quanto) la cultura (...) al momento storico è incapace di svolgere il proprio ruolo di conoscenza e di guida".
Ed è proprio uno psicoanalista a cimentarsi in questo ardito compito.
Già nel "Il mistero delle cose" Bollas affermava che "Le teorie sulla vita mentale e sul comportamento umano continueranno il loro andirivieni, come hanno fatto fin dall'inizio della psicoanalisi. Solo il passare del tempo determinerà il valore di ognuna di esse e alcuni modelli, che sembravano essersi garantiti l'eternità, come, per esempio, la teoria strutturale - saranno abbandonati anche dai loro più ferventi sostenitori. Ciò che non muterà è l'effetto profondamente evocativo della situazione psicoanalitica e del suo metodo".
In un mondo dove è presente la globalizzazione e l'immigrazione l’incontro tra società multietniche è inevitabile, pertanto la Psicoanalisi non può sottrarsi a considerare anche in campo clinico le diversità culturali, religiose, sociali e sperimentare nuovi paradigmi e nuove modalità terapeutiche. Questa è la sfida che si presenta oggi alla Psicoanalisi. Sono i nodi clinici il terreno di ricerca futuro. La sfida della partita che la Psicoanalisi deve giocare per resistere nel tempo. Bollas ha sempre accettato questa sfida e in particolare modo con questo libro ci propone riflessioni cliniche tracciate in filigrana tra le righe, partendo dalla relazione madre/bambino, dal complesso edipico, fino alla famiglia e al gruppo. Sta a noi accettare questa sfida. Aspettiamo curiosi il prossimo romanzo di Bollas dal titolo "Scompiglio". L'Oriente sta cambiando. Ci sono scrittori come MoYan, premio Nobel, artisti, poeti, registi come Zhang Ymou, che pur dovendo sottostare alla censura del governo cinese si muove tra tradizione e innovazione nel suo prossimo film "Lettere di uno sconosciuto".
Nel 2010 Bollas tiene una serie di conferenze in Corea dopo un viaggio fatto nel 2009 in Giappone. Approfondendo le letture dei maggiori filosofi e poeti orientali, Lao Tzu, Confucio, Zhuangzi, Mo Tzu, Mencio trova "connessioni significative tra la loro visione e il pensiero occidentale" (pag. 11) e rileva quanto, invece, queste connessioni riguardino proprio il pensiero psicoanalitico. Da allora inizia un cammino di ricerca e di approfondimento sui testi dei poeti cinesi e coreani, Li Po, Wang Wei, Tu Fu, cammino che mette in moto una sorta di rêverie, "di sogno ad occhi aperti"(pag. 11). Lo studio si trasforma a sua insaputa, con meraviglia e, sempre con più convinzione, in un lavoro sulla teoria della mente.
Egli afferma che questa scoperta letteraria "dischiudeva (per lui) un mondo nuovo, (ed egli imparava) delle cose sulla psicoanalisi che non (aveva) mai compreso" (pag. 12). La poetica orientale di questi autori improntata al taoismo, esprimendo aspetti comunicativi di natura sensoriale e la ricerca dell'individuo alla solitudine generativa, richiama per Bollas la teoria dello sviluppo emozionale primario di Winnicott.
In aggiunta l'etica di Confucio, che allarga la visione filosofica verso il sociale e il collettivo, lo riporta a Jung, Bion e Rosenfeld.
Accompagnato da questi illustri compagni di viaggio Bollas ci introduce in una dimensione psicoanalitica più ampia.
Già la McWilliams individuava nel mondo occidentale la frenesia del "fare", della razionalità scientifica e del pragmatismo, "potere - azione", aspetti in mero contrasto con alcune società dell'Asia.
Il libro è diviso in tre parti. Nella prima parte, "Preconcezioni", Bollas "prende in considerazione la mente orientale da una prospettiva psicoanalitica" (pag. 25), attingendo ai poeti e al "I Ching", il libro dei Mutamenti, il più antico oracolo considerato tra le più importanti opere della letteratura mondiale e esamina tre dei cinque "testi madre": "Il libro delle odi", "Il libro dei riti", "Il libro dei mutamenti".
Nella seconda parte "Realizzazioni" si rifà ai filosofi, definendoli "oggetti / interpreti transizionali", o "istanti", che con i loro scritti costituiscono il "conosciuto non pensato" della cultura orientale, il cui pensiero può essere collegato a quello psicoanalitico contemporaneo.
Nella terza parte, "Concettualizzazioni" il nostro autore si occupa della psicologia sociale della mente individuale e di gruppo ed esamina l'interesse attuale per la psicoanalisi in Cina e in Estremo Oriente.
"Questo libro", afferma Bollas, "è … una combinazione di scritti tradizionali, di testi psicoanalitici occidentali, e della mia lettura idiomatica di entrambi. Intessendoli insieme, in questo lavoro ci saranno dei fili divergenti, (...) così come dei fili convergenti".(Pg. 26). La poesia al contrario della prosa orientale, si discosta di più dal pensiero occidentale, ma anch'essa fa da ponte a quello orientale perché " il processo analitico ha una sua poetica della forma"(pag. 27), e non si può capire la psicoanalisi e la poesia se non si presta attenzione alla natura e alle funzioni delle singole società.
In Cina, sede di centinaia di dialetti, il linguaggio scritto ha svolto una funzione unificante e quindi ha fatto si che la Cina sia stata " la mente dei popoli dell'Estremo Oriente" (pag. 29), trasmettendo tradizioni e cultura, mentre in Occidente la psicoanalisi può a buon diritto essere considerata, oggi, come" la filosofia introspettiva centrale dell'Occidente"(pag. 29)."

La mente unica, il presentazionale e il rappresentazionale.
Partendo dal presupposto che le opinioni sulla divisione tra mondo orientale e mondo occidentale sono alquanto arbitrarie, Bollas ipotizza che non esistono menti diverse, ma che esiste una" mente unica", la quale a sua volta esprime parti diverse della mente stessa.
Egli ascrive alla mente orientale caratteristiche "materne", mentre a quella occidentale caratteristiche "paterne".
L'ordine materno è di natura "presentazionale", rappresenta la modalità con la quale la madre presenta al bambino gli oggetti del mondo, in primis se stessa, prima del linguaggio, lasciando impressioni al sé e fornendo quindi modelli di comportamento assimilati o assimilabili dall'Io che diventano "paradigmi formativi". Queste modalità comunicative, esperite dal bambino attraverso il contatto fisico con la madre, il suono della sua voce, il vederla e il suo essere visto e compreso, rappresentano "il cuore delle relazioni umane".
Contiguo all'ordine materno si costituisca l'ordine paterno attraverso il quale il bambino usufruisce di un altro tipo di comunicazione più evoluta, meno sensoriale, più legata al sociale, quella del linguaggio verbale.
La mente orientale si situa nel paradigma dell'ordine materno prediligendo "forme dell'essere, del pensare e del relazionarsi pre - verbali e non verbali"(pag. 14) , usando la comunicazione in modo implicito, sensoriale.
Il pensiero occidentale, invece, si assesta sul linguaggio verbale, esplicito, oggettivo e razionale.
Analizzando il linguaggio orientale e quello occidentale, avvalendosi degli studi di Jaques Gernet, di David Hall e di Roger Ames, Bollas individua le sostanziali diversità: il primo è ambiguo, permette una co - costruzione comunicativa, è correlativo, metaforico, necessitato da una ritualità ordinativa, il secondo, al contrario, è causale, concreto, predilige la chiarezza, l'individualismo e metonimico e diacronico.
La logica e il pensiero razionale erano, però, presenti fin negli albori della civiltà cinese, ma "queste forme di pensiero (sono state) abbandonate a favore di esercizi di pensiero analogico concretamente interpersonali" (pag. 15).
La psicoanalisi e in particolare modo il pensiero di Winnicott e della corrente winnicottiana vengono individuati da Bollas come il ponte, come quel collegamento tra concezioni in apparenza e forse anche in sostanza non troppo differenti.
In effetti l 'Induismo, sviluppatosi nel 3500 a.C. nel nord dell'India, e il Buddismo sorto tra la fine del v| e l'inizio del v secolo a.C., risentono delle influenze occidentali nella convinzione che l'uomo, solo e indifeso nel viaggio senza speranza verso la morte, deve lasciare un segno della sua esistenza terrena.
Da questa posizione esistenziale, eroica, ambiziosa e individualista, intorno al 2000 a. C. avviene un mutamento, inizia lo iato con l'Occidente nella ricerca, nel mondo orientale, da parte dell'uomo, non più di atti eroici, duraturi e immortali, ma di armonia e di rispetto verso il mondo naturale.
È da questo momento che vedremo allontanarsi la concezione del mondo e dell'uomo. "Trascendenza a Oriente; eroismo a Occidente (pag. 17)... La mente occidentale esplora il mondo materiale (...) la mente orientale esplora il mondo spirituale" (pag. 18).
L'individuo orientale in questa concezione trascendentale deve fare i conti con il conflitto esistenziale tra il Sé (atman) e l'ordine divino (dharma), cercare l'accrescimento della coscienza per limitare la distruttività del sé e migliorare il proprio essere.
L'uomo occidentale, invece, è mosso dal bisogno di affermazione di sé, di conoscenza e di dominio del e sul mondo esterno, con un'apertura critica verso le cose. Il suo rapporto passa attraverso lo sforzo di autodeterminarsi e di avere la prova delle proprie capacità e della propria forza. Anche il modo di esprimersi è diverso.
È nota l'ambiguità del linguaggio orientale, il dire e il non dire, il non scoprirsi troppo, il bisogno di intimità, un certo pudore, ma anche il timore dell'altro nel respingerlo. Differente è la maniera con la quale l'occidentale cerca di coinvolgere, di scambiare opinioni, di condividere.
"La mente orientale dà maggiore importanza al presentazionale"(pag. 18), mentre quella occidentale al rappresentazionale. La presentazione rappresenta il modo di essere di ogni comunicazione, mentre la rappresentazione si riferisce al contenuto. Appare evidente l'importanza che l'Oriente dà alla forma.
Tra il V e il III sec a.C. La Grecia, (l'Occidente quindi), si assestava in senso democratico offuscando gli editti religiosi, le leggi, dando valore all'uomo in quanto individuo superiore provvisto di una logica razionale, in Cina, al contrario, l'ordine sociale e religioso non veniva messo in discussione, anzi il potere dell'autorità sminuiva l'interesse del singolo.
L' Induismo e in particolare il Buddismo Zen mostrano parallelismi e possono essere considerati in qualche modo, anche loro, un ponte tra Oriente e Occidente e i concetti di "dukha" (la transitorietà della vita umana) e di "samsara (rinascita) si avvicinano al senso ascetico del Cristianesimo.
Tornando a Winnicott, egli non voleva colmare i vuoti evolutivi, al contrario di Darwin e di Freud - il primo riferendosi alla specie animale, il secondo allo psichismo, ma voleva trovare, come suggerisce A. Phillips, una maniera diversa di considerarli, come enormi spazi potenziali per l'immaginazione. (1995). Bollas cerca di colmare il vuoto evolutivo tra due modi di pensare, che comunque, se in modo diverso, si occupano dell'individuo, al pari di Winnicott che si è interessato alla crescita psicosomatica del bambino e dell'insediamento della psiche nel soma.
La mente orientale offre all'uomo una continuità affettiva, ciò che l'analista deve fornire al paziente con particolare sensibilità, attenzione e conoscenza, considerando non solo il suo vissuto, ma rifacendosi anche alla teoria dei processi dello "sviluppo emozionale primario", come Winnicott denominava il processo evolutivo naturale.
In questo senso si configura per Bollas l'accostamento della Psicoanalisi alla concezione della vita e dell'immagine dell'uomo che troviamo nella Cina, per quanto concerne il tempo e i mutamenti che esso opera casualmente.
Se si prende in esame "l'istante", la frazione del tempo che ha una durata indefinita, lunga o breve che sia, esso può incalzare, sovrastare, essere imminente, pressante -, ma è sempre presente in quel lasso di esistenza in modo accidentale.
La vita è fatta di istanti infiniti. È proprio il transitorio, il limite del fugace, la natura aleatoria della vita umana, che è parte di un tutto, di un passato e di un futuro quello che interessa alla mente orientale. Una preconcezione, che impedisce una valutazione oggettiva rendendo difficile una formulazione, rappresenta qualcosa che travalica il puro caso ed è interdipendente dagli eventi che si verificano in un singolo istante.
Una mente libera da schemi, che conosce prima di aver conosciuto o sperimentato, richiama alla mente il bambino di Winnicott, che prima di essere concepito è pensato e desiderato. e ricorda "l'enfasi sull'istante piuttosto che sulla durata (pag.41)", proposto da Jung, enfasi che in Cina ha dominato il pensiero orientale per millenni.
Al contrario la concezione dell'istante, e in questo senso non parliamo più di preconcezione, è differente nel mondo occidentale. L' istante non viene collocato in una continuità individuale o sociale, ma il suo potenziale viene perduto già quando esso si presenta nel tempo.
"La mente occidentale si fonda sulla continuità lineare; la temporalità è considerata come il trascorrere del tempo necessario per portare a termine le cose (secondo) una logica sequenziale (pag.40)".
L'importanza data all'istante ci introduce in una dimensione spirituale nella quale l'esperienza della vita va considerata in ogni suo minimo particolare.
La seduta analitica, è fatta di tanti infiniti istanti e l'inconscio libera continuamente, per chi è in grado di decifrarli, la somma degli istanti di cui è costituita. Non è dunque la seduta analitica quella condizione che si avvicina di più all'istante, se esso è considerato nella concezione spirituale che rimanda all'emergere dell'inconscio sempre in un mutamento immutabile? Così come in quell'istante, e solo in quello, l'inconscio del terapeuta si incontra con quello del paziente dando vita ad un insigth trasformativo, in questo senso il mutamento che avviene può essere paragonato" all'esagramma, al gioco" del "I Ching" che "oggettiva il pensiero inconscio" (pag. 39).
Ci troviamo in quella zona "altra" nella quale l'emozione travalica il pensiero logico causale, in un istante aperto ai significati più ampi, legati al contesto e a chi lo interpreta. L'inconscio come un insieme infinito secondo la logica simmetrica di Matte Blanco, nella quale la simmetrizzazione, l'omologazione, l'infinitizzazione, la metonimia suggeriscono una catena di significati senza fine propri del pensiero orientale.
Ritornando al saggio di Bollas che esamina il "I Ching", e alle riflessioni che esso suscita con i suoi 64 giochi, esso rappresenta i possibili stati di mutamento del mondo e dell'individuo nel suo aspetto più intimo e personale.
Per uno psicoanalista addentrarsi in questa cultura può significare dare un senso all'esistenza transitoria dell'uomo considerato parte di una struttura sociale.
In tal modo possiamo meglio comprendere il concetto di Winnicott riguardo alla "continuità dell'esistenza" e ai traumi subiti dalla sua interruzione.
"Il libro dei Mutamenti", in Cina, è uno strumento per prendere decisioni con saggezza, senza pregiudizi, comprendendo le vie del mondo.
Questa disponibilità ad aprirsi al pensiero orientale ricorda, il metodo associativo freudiano, apre il campo al metaforico e alla rêverie del terapeuta, ma soprattutto, da importanza all'istante, quello osservativo, nell'attenzione fornita al singolo dettaglio.
Così come "L'I Ching" non rappresenta il lavoro di un'unica persona, ma lo sforzo compiuto da un'intera civiltà di esprimere la propria visione del genere umano" (pag. 35), così la Psicoanalisi, a partire da Freud rappresenta oggi il frutto di molte menti al lavoro e offre molteplici chiavi di lettura per comprendere il mondo interno dell'uomo e "di giocare con leggerezza con la dimensione umana" (pag.45).
Winnicott ci insegna il valore del gioco, la libertà di essere creativi, l'uso che esso permette all'intera personalità di sperimentare il mondo e di elaborare la realtà.
Bollas, proponendo la riflessione sui giochi del "I Ching", i "trigrammi" e gli "esagrammi", i giochi delle monete, sottolinea i tre principi che li governano; semplicità, variabilità e persistenza, caratteristiche presenti nell'attività ludica.
Winnicott, pur non conoscendo il pensiero orientale, parla del gioco come di una forma di pensiero che condensa idee e associazioni, dell'incontro del sé individuale con il mondo reale.
Incontro che dipende dal caso, dal fato o dal destino? Il futuro, secondo la mente orientale, non è fisso, ma dipende dalle scelte del singolo individuo, dalla sua possibilità di aver potuto fare una serie di esperienze di cui quella più importante è l'esperienza di una dipendenza assoluta, per proseguire verso una indipendenza che è in grado di costituire solo allora, sempre con Winnicott, il vero Sé.
Occorre, fare una distinzione tra Fato e Destino, il primo ha in sé il concetto di irrevocabilità, "ciò che è detto", il secondo indica un insieme di eventi, e si sposa quindi al caso, eventi che possono accadere secondo modalità temporali irresistibili e prestabilite che determinano il futuro.
Spesso Fato e Destino vengono confusi. Per Hilman il destino è determinato dalle nostre scelte e fa corrispondere l'idea di destino al nostro modo di essere.
"No lo so", diceva Forrest Gump,"se abbiamo ognuno il suo destino, o se ne siamo tutti trasportati come una brezza... Ma io credo, può darsi le due cose, forse le due cose capitano nello stesso momento (...)".
Il tema del caso, ha rivestito una grande importanza nella concezione orientale, nel considerare l'individuo unico portatore del proprio caso, un semplice aspetto della vita nella quale ogni istante rappresenta l'anima del sé.
Questa visione contrasta con il determinismo psichico freudiano secondo cui in natura nulla avviene per caso e tutto è dominato dalla necessità casuale. Jung, invece, e la Psicoanalisi che oggi da importanza al significato delle azioni umane, possono abbracciare "l'aleatorio (in) un gioco che celebra il caso" (pag.44).
Bollas rintraccia nei "trigrammi" del "I Ching", nelle immagini che propone, nelle idee, nelle rappresentazioni, la teoria di Freud che considera i contenuti dell'inconscio come un'organizzazione mentale composta da "gruppi di idee". Il caso o il mutamento è incorporato in questo sistema simbolico.
Man mano che ci addentriamo nel saggio psicoanalitico, filosofico, letterario, poetico di Bollas il legame della Psicoanalisi con la mente orientale appare sempre più stretto.
Dopo aver puntato i riflettori sul gioco del "I Ching" illuminandoci sul valore dato al caso, permettendo "al sé di giocare con la precarietà della vita umana" (pag.67), all'istante che condensa il tempo, dove tutto o nulla può accadere e quanto questo modo di sentire sia di natura inconscia, la luce si concentra sulla poesia cinese, sul "Libro delle odi", e sul significato sociale e individuale che essa assume.
"il sé sociale e il sé individuale (che si mescolano) grazie all'effetto unico dell'espressione linguistica cinese " (pag.48), appartengono alla poesia.
Abbiamo già evidenziato la liason della tecnica delle libere associazioni di Freud, come "condensato di mille idee" (pag.64), con il gioco cinese. Ora la poesia, con le immagini raggruppate in poche parole, la rendono ancora più convincente.
Riportiamo testualmente le parole di Bollas, "Ogni poesia rappresenta una collocazione nella coscienza di un processo di pensiero inconscio, così che ogni volta che la si recita (o canta o danza) colui che recita entra nel regno del pensiero inconscio. (...) la poesia è il sé. (pag.64).
L'aspetto intimistico, poetico, depositario dell'inconscio del sé individuale deve venire a patti con il sé collettivo, con un codice di comportamenti adattativi e adattabili. Nel conflitto tra assimilazione e accomodamento di stampo piagetiano la mente orientale si pone come "oggetto transizionale" winnicottiano, nel suggerire modelli di comportamento condivisi.
"È con le odi che la mente si risveglia, il carattere si stabilisce con le Regole di Correttezza, con la Musica si riceve la rifinitura", ammonisce Confucio.
"Il libro dei riti", fornisce al nostro autore un interessante riflessione sull'influenza dell'ordine materno e dell'ordine paterno nello sviluppo del sé nel mondo orientale. L'accettazione di regole non comporta scissioni, ma "collegamenti armoniosi tra mondo interno e quello esterno" (pag.75).
La Psicoanalisi ha affrontato fin da Freud la natura del conflitto tra istanze interne e esterne. Molti psicoanalisti, tra cui lo stesso Bollas, Laings, Lacan hanno offerto il loro contributo, ma è soprattutto Winnicott che si avvicina di più a quella mediazione "armoniosa" auspicata dai filosofi orientali. Se lo scopo della crescita individuale rappresenta il raggiungimento della pienezza del vero sé, il falso sé teorizzato da Winnicott, quando non raggiunge proporzioni patologiche, può rappresentare un potenziale di sanità e di protezione al vero sé nascente.
"L'armoniosa " accettazione dei "riti" sociali, non come rigida costrizione, ma come assimilazione di comportamenti liberamente accettati, si configura in Oriente come il tentativo di superare il conflitto e per Bollas rappresenta il campo delle preconcezioni.
L'individuo nasce dal nulla e nel nulla rientra, senza però non aver avuto accesso alle infinite possibilità di raggiungere personali realizzazioni, passando attraverso la Porta della vita. Bollas riporta la teoria del filosofo Laozi, vissuto nel VI secolo a.C., la cui filosofia considera "la nostra personalità... una particella relativamente insignificante della possente diffusione spirituale di un certo campo di energia: "la Via" o "il Tao" (pag.79").
La Via rappresenta l'origine misteriosa della nascita dell'essere umano, ma la stessa parola è separata dall'esperienza e come tale è innominabile, il suo significato è irraggiungibile, è il mistero in sé, è l'enigma. L'inizio di tutto avviene "come parte di un'unità".
Bollas prende, allora, in esame il "TaoTe Ching", che viene considerato il punto centrale del pensiero cinese: il "sé si costituisce all'interno dell'ordine materno" (pag. 80). La fusione, il collegamento, l'inattività, la forma, la non rappresentabilità, la creatività, tutto ciò è rappresentato dalla madre, che offre all'infante l'equilibrio degli opposti, la disposizione naturale evolutiva, la realtà ineluttabile al cambiamento.
Come non possiamo non ritornare a Winnicott e all'affermazione che "il bebè non esiste, ma esistono le cure materne"?
Questa affermazione rivoluzionaria mette in luce, il dualismo insito nella relazione madre - bambino. La madre nutre, il bambino è nutrito, la madre è attiva, il bambino è passivo.
Attività e passività si scambiano e si alternano, si ribaltano, se consideriamo che il bambino è nutrito, ma che anche si nutre.
Siamo di fronte ad una fusione primigenia tanto che Winnicott ha concettualizzato la seduta analitica alla stregua di una poppata ideale.
Se seguiamo, però, le suggestioni proposte da Bollas non è azzardato, a mio avviso, ritenere la seduta analitica come una gestazione.
Con Winnicott ci troviamo sul piano "rappresentazionale". Il bambino è presente oggettivamente, è fuori dal grembo materno, anche se, in altro modo, continua a vivere la fusione con la madre attraverso il nutrimento sia fisico, il latte, sia psicologico-relazionale attraverso le sue cure.
Nell'ipotesi della gestazione ci troviamo sul piano "pre-rappresentazionale". Il bambino è dentro l'utero materno, fuso e con-fuso, rappresentato attraverso la fantasia o l'idea che la madre si faceva di lui. Oggi l'esame ecografico sostituisce quella non conoscenza, quell'immaginazione che le madri, prima dell'avvento della tecnologia diagnostica, facevano sul proprio figlio.
La stessa non conoscenza del terapeuta di fronte ad un nuovo cliente. In effetti il portare dentro il bambino può essere ricondotto al portare dentro il paziente, fin dal primo contatto telefonico, prima ancora di vederlo.
L'ipotesi può, inoltre, essere estesa alla situazione dell'aver portato dentro di sé bambini/pazienti che hanno contribuito alla formazione e alla crescita professionale del terapeuta.
I pazienti rimangono dentro oltre le sedute, oltre gli anni e li ritroviamo nei casi clinici riportati nelle discussioni tra colleghi, presentati agli allievi come strumento di formazione, nelle supervisioni.
Questo aspetto "pre-rappresentazionale" del terapeuta, come quello della madre con il suo bambino, è composto da un linguaggio interiore, dalla ricerca di senso, da parole che si vorrebbero dire, ma che a volte è meglio tacere.
Dal latino gestare, la gestazione assume il significato di portare "continuamente" e "assiduamente".
L'intuizione di Freud di sedersi dietro al paziente, fuori dalla sua vista ha forse inconsciamente significato la possibilità di riprodurre l'esperienza della gestazione, nella quale i due soggetti sono un unico soggetto. Paziente e analista illusoriamente inclusi. Il primo "all'interno dello stesso oggetto" (pag.82) materno. Il secondo, che vede, registra, oggettivizza, pur fornendo le cure ambientali materne di un analista sufficientemente buono, si situa anche nell'ordine paterno.
Questo stato di regressione al pre-rappresentazionale non può essere sostenuto da tutti, ma per passare al "rappresentazionale" è necessario a volte un periodo di gestazione.
La disposizione naturale evolutiva trova luogo nella concezione psicoanalitica fin da Freud e in particolare modo è presente in Winnicott nella teorizzazione dell'ambiente facilitante.
Laddove il contenuto è vuoto o scarso, il contenitore non potrà essere riempito, La funzione materna descritta in termini biologici ha un impatto sul piano psicologico. Il nutrire si ampia di significati e si allarga al concetto di "come nutrire",
Dalla madre il bambino succhia energia fin dal momento del concepimento, ma ciò che è funzionale all'evoluzione è l'uso che viene fatto di questa energia da parte della coppia di opposti. In dall'inizio della vita è in nuce il cambiamento. Se non c'è inizio non può esserci cambiamento.
Afferma Bollas rifacendosi al "Tao Te Ching" che le parole "giungono dall'esperienza cui danno il nome". Concepimento, nascita, madre, bambino sono da essa separate perché "l'innominabile è l'inizio di tutto, sia la madre, sia il bambino" (pag. 81).
Ritorniamo a Winnicott e al suo concetto di unità, di fusione, di gesto spontaneo, di continuità dell'essere.
La Psicoanalisi che tiene conto del pre - verbale, del non detto, del conosciuto-non pensato, del sensoriale per arrivare al verbale, al detto e al conosciuto si riconnette alla "Via", al "Tao".
Nascita e Morte come passaggio da uno stato all'altro, inizio e fine, fine ed inizio.
Le implicazioni cliniche appaiono allora evidenti. Il concetto di "preconcezione" aiuta l'analista a concepire mentalmente il paziente, a portarlo nel suo grembo con una mente priva di preconcetti, una mente quieta che fa rotolare le parole dal cuore prima di dar voce alla razionalità.
Lo scambio di energia positiva durante la seduta dà senso alle parole e prepara risposte trasformative, evolutive e di cambiamento.
La predilezione di Winnicott sull'essere piuttosto che sul fare, sull'abbandono di qualsiasi schematismo teorico, sull'onnipotenza interpretativa del capire tutto e subito ci riporta alla considerazione che la madre o l'analista non sono solo la" cosa", ma rappresentano l'elemento strutturante del mondo degli oggetti, coloro che aprono le innumerevoli porte della "Via".
A patto, però, che abbiano permesso al bambino e al paziente, e aggiungiamo abbiano permesso a loro stessi, di fare quell'esperienza di "inattività' di cui scrive Lao Tzu (tra i tanti nomi con cui è chiamato Laozi):" Io vivo dentro mia madre, succhiando il suo latte" (pag. 84).
Molto interessante è la distinzione che Bollas fa del concetto di "inconscio primario rimosso" di Freud e della sua teorizzazione di "inconscio ricettivo".
Freud non nega le impressioni e le immagini provenienti dall'inizio della vita, ma esse secondo la sua teoria sono soggette ad amnesia. Bollas, al contrario, considera l'ipotesi che parti della mente conservino ricordi non rimossi e che essi formino "la matrice del sé" (pag. 85), "il mondo esistente prima delle parole, (prima che si formi) il mondo tra le parole" (pag. 87).
Ciò che nel pensiero orientale Lao Tzu chiama "presenza di forma", quel sentire, vedere, udire che non è né l'uno, né l'altro, ma che è l'uno e l'altro, quell'avvertire insomma qualcosa di intangibile, di inspiegabile, quell'esperienza, diremo, quasi mistica di una forma che esiste in noi senza esistere nella realtà concreta viene denominata da Bollas "tessuti di pensiero". Noi potremmo pensarli come trame nascoste che ci riportano al "mondo di pensiero del bambino e della madre, che comunicano a livello inconscio" (pag. 87).
Sono processi non descrivibili e non rappresentabili, ma riscontrati più volte in analisi, da terapeuti che accettano ciò che Winnicott afferma quando considera l'analisi "uno stato informe". Ed è proprio questo stato informe a creare le maggiori trasformazioni.
L'analista, come la madre,- per assumere il concetto di Bollas di oggetto trasformativo, -diventa anch'egli quell'oggetto trasformativo la cui funzione costituisce il presupposto inconscio cui aspira il paziente per guarire. Il " prima delle parole", la "Madre Primaria", il sogno, le origini, il grembo materno. Il paziente può sognare una presa in carico totale e incondizionata, per ri - sperimentare nel rapporto analitico il battito di due cuori, come un ritmo, fornito dagli incontri, che si ripetono di seduta in seduta.
"Eppure io credo che se ci fosse un po' più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire". Sono le parole di Roberto Benigni nel film di Federico Fellini, "La voce della luna", per dire che la comunicazione tra due esseri viventi inizia con l'esperienza del silenzio e dei suoi suoni all'interno della madre.
La comprensione endospichica rappresenta per Bollas "il regno del conosciuto non pensato" (pag.89), il non rappresentabile, ciò che, però, dà origine alle cose, la "natura integra... una super coscienza... il campo dell'essere immateriale che agisce all'interno della mente come un'altra forma di coscienza" (pag. 90), ben distinta, però, dal Super - io freudiano, dalla consapevolezza che gli esseri umani non sono in grado di controllare totalmente se stessi.
Il percorso che Bollas conduce sul testo di Lao Tzu prende in esame suggestioni che possono essere utilizzate in senso psicoanalitico. L'importanza del pensiero inconscio come ascolto del proprio sé, "l'identificazione percettiva" (pag.93), come la capacità del sé di percepire in modo integro la realtà e di integrarsi con la "logica intenzionale dell'universo" (pag.93), considerando la personalità di ognuno un sé in movimento, con un idioma personale.
Ognuno di questi concetti apre altre suggestioni, ma soprattutto fornisce indicazioni relazionali per una clinica che tenga conto più dell'essere che del fare. I titoli dei capitoli sono di per sé evocativi di un percorso spirituale complesso: "La porta della vita", "Integrazione spirituale", "Verso il dovere interiore", "Felice ozio".
Proprio nei confronti dell'integrazione spirituale Bollas ricorre a Confucio e ai suoi insegnamenti.
Confucio è impegnato a cercare di "trovare la Via" e "di dare una struttura al sé" (pag. 98). Lao Tzu con la sua poesia "incarna la Via", che è l'origine di tutto, l'energia, la Madre primigenia, il pre - verbale, il sensoriale, l'inizio del nostro cammino nel mondo.
Se consideriamo le massime di Confucio riferendoci alla Psicoanalisi e in particolare modo a Bion, non possiamo fare a meno di pensarle come a degli oggetti introiettati che assumono le caratteristiche di riti ereditati, nell'intento di educare l'individuo ad essere migliore.
Le regole costruiscono il carattere. Anche nel mondo occidentale c'è un momento nella crescita del bambino in cui deve rispondere agli ordini imposti. Freud fa coincidere questo periodo con la fase edipica durante la quale avvengono tanti mutamenti e tante scoperte: la distinzione tra i sessi, la rinuncia alla madre come unico oggetto d'amore, l'impatto con la scena primaria. Anche nella concezione di Confucio l'edipo è presente, ma assurge come "una sfida al mondo naturale materno" (pag. 102).
Gli interrogativi che Bollas si pone sono tanti e possiamo riassumerli in un’unica domanda che include il rapporto del bambino con la realtà, con la famiglia, con la caduta delle illusioni infantili." Cosa fa il sé dopo il risveglio edipico?" (pag. 102). La risposta sembra essere quella che la mentalità confuciana "dissimula il conflitto edipico... sostituendolo con la pietà filiale". In tal modo la società orientale si allinea sulla stessa visione patrilineare di quella occidentale, non riuscendo a risolvere, però, l'enigma di quale strada hanno preso le strutture pre - verbali del sé.
Interrogativi non risolti, secondo Bollas, neppure dalla Psicoanalisi riguardo alla loro autonomia e alla loro internalizzazione.
"Il bambino che viene abbandonato (dalla madre oppure che ha dovuto abbandonare la madre diremo noi) lotta per la sopravvivenza, per temprare il sé e non soccombere all'agonia della perdita" (pag. 104).
L'unica via è dimenticare anche il ricordo. Ma possiamo dimenticare ciò che non è stato dimenticato, perché le parole non hanno saputo o potuto parlare?
Gli assiomi materni, il pre - verbale, il conosciuto non pensato hanno dato comunque " forma alla struttura dell'Io... (ed essi, gli assiomi), rimangono dentro di noi"(pag. 105).
Bollas li ritrova evocati sia nella poesia di Lao Tzu che nella Psicoanalisi per il valore meditativo insito in essa. Nel transfert emerge il "conosciuto non pensato" quando il paziente utilizza il terapeuta, anche in modo spietato, secondo Winnicott, come oggetto sul quale riversare gli elementi del sé infantile e quando quest'ultimo si rende disponibile ad essere utilizzato in tal modo, ossia come la "Via", l'origine di tutto e il mezzo per trovarla. Una seconda nascita per proseguire il cammino esistenziale verso il padre. La ricostruzione del mondo infantile del paziente, da parte di un analista che permette di esperire l'amore, l'odio, l'avidità, l'invidia, la riparazione, fa si che il paziente potrà fare un buon uso dell'oggetto e fare esperienza del suo vero sé.
Anche Freud aveva intuito l'importanza della funzione liberatoria delle angosce infantili dando loro spazio attraverso la tecnica della verbalizzazione senza censure che sovverte l'autorità.
Lao Tzu, nella cultura orientale, ha prediletto il vero sé espresso nella fusione tra il sé e l'altro, nel privilegiare gli aspetti empatici sul linguaggio, Confucio si è occupato soprattutto delle regole sociali," nella formazione di un presunto falso sé (pag. 108)... cercando di mettere insieme l'armonia sociale e individuale". (pag. 124).
Ciò non toglie che, se in apparenza le forme del pensiero di Confucio, di Winnicott e di Masud Khan nell'attenzione fornita, il primo all'osservazione delle norme sociali dissimulando così il complesso edipico, e i secondi ai processi regressivi, essi non abbiano considerato l'edipo. "I contenuti edipici rimossi son sempre disponibili per la de - rimozione e l'emersione, ma se sono stati ri - formati attraverso le difese e se queste difese si sono strutturate nell'ordine materno, allora le forme delle difese regressive diventano parte del sé (o della cultura) e rimangono come abitudini di vita (pag. 109).
Bollas ci invita a distinguere il contenuto e la forma del conflitto edipico, la rimozione dell'aggressività e dell'ansia che possono assumere carattere di trasmissione transgenerazionali.
Siamo di fronte ai due ordini, materno e paterno, e ai conflitti che possono essere contenuti o in parte risolti dalla famiglia che si configura come "quarto oggetto", nella rimodulazione del sé "ri - formato dagli stili e dalle leggi della famiglia"(pag. 110). L'origine del sé attraverso il materno, la "Via", e il "come trovarla" attraverso l'ordine paterno. Quale senso e quale utilizzo di essa?
Per rispondere a questo quesito, se rispondere si può, il nostro scrittore ci riporta tra il 369 e il 382 a.C. alle opere del filosofo Zhuangi che si interroga, come del resto in occidente gli esistenzialisti europei, tra cui Albert Camus, se nel mondo esiste la "suprema felicità" e se esiste o non esista una maniera per tenersi in vita e trova la soluzione nell'appagamento della "non - azione" (pag. 114), della mente libera, pura, vuota e calma (pag. 133), per evitare la monotonia del quotidiano.
In modo ardito Bollas paragona questo modo di sentire cinese alla tecnica terapeutica di Winnicott, dove la regola principale era rappresentata dall'esperienza di tranquillità che attraverso l'holding, "stato senza forma", veniva offerta al paziente attraverso il silenzio considerato il vero linguaggio primitivo dell'essere. I pochi interventi verbali rivestivano il carattere di un linguaggio immaginativo, quasi un atto poetico, una voce dell'inconscio, per sostenere, come la madre, l'essere in divenire.
Le differenze con le analisi freudiana e kleiniana riguardano, la prima, la presenza di una forte consapevolezza fornita al paziente dei suoi conflitti, la seconda, l'intrusione di interpretazioni sul versante proiettivo di parti del sé sull'analista.
Di contro l'analisi winnicottiana cercava di fornire al sé un linguaggio nuovo per un migliore utilizzo dell'oggetto/analista.
Afferma Winnicott, " la persona che stiamo cercando di aiutare ha bisogno di una nuova esperienza in una situazione specifica"(...).
Sospendere la ricerca di senso, per ascoltare l'armonia del sé, ci riporta alla condizione di inattività di Zhuangi.
Ma se l'esperienza di regressione al materno può rappresentare la conquista del sé, "come si può essere analizzabili se il sé non è stato incoraggiato a parlare?"(pag. 128). Questa la domanda che Bollas, - e noi con lui - , si pone. Enigma e sfida per le culture orientali e, a nostro avviso, per una psicoanalisi che si ferma al pre - verbale senza integrare modelli che usano il verbale, ma anche per una psicoanalisi che non consideri fondamentale nel lavoro analitico una madre "simbolica all'interno del transfert" (pag. 126), come oggetto trasformativo, da offrire al paziente.
Conciliando queste due visioni, orientale e occidentale, winnicottiana e freudiana si può arrivare ad un'integrazione "di questi due modi di essere e di pensare"(pag. 136), al passaggio dall'individuale al gruppale.
Il gruppo promuove una comprensione delle parti primitive del sé e rompe secondo Bollas la complessità edipica che viene considerata come il primo conflitto di gruppo.
Bion considera la "vita mentale di gruppo essenziale per la pienezza della vita individuale".
Bollas da valore alla mente di gruppo transgenerazionale e, così come cerca di conciliare il modo di pensare orientale con quello occidentale, vede la teoria winnicottiana integrata con quella freudiana. Se per Winnicott le libere associazioni costituiscono per il paziente una costrizione difensiva della mente, allo stesso modo possiamo invece considerarle un'espansione del sé.
La mente deve trovare in sé quello stato primigenio di vuoto, ma nello stesso tempo deve perdersi nei pensieri per ritrovare l'unità del sé.
Siamo nel 617-686 d.C. quando il coreano Wõnhyo considera i due stati della mente, uno "autentico così", l'altro come "produzione ed estinzione". Solo la contemplazione può rendere produttiva la mente ed esperire "l'illuminazionze originaria" (pag. 131).
Winnicott scrive: "È la appercezione creativa, più di ogni altra cosa, che fa sì che l'individuo abbia l'impressione che la vita valga la pena di essere vissuta"(...). Come Wõnhyo anche lo psicoanalista del middle group rifugge dalla mente adattativa in favore di uno spazio potenziale per una creatività spontanea che solo una mente libera può raggiungere. La funzione di un analista che non richiede e non si attende nulla promuove il cambiamento psichico del paziente.
Andando avanti nel tempo, tra il 1202 e il 1205, ritroviamo gli stessi concetti espressi dal poeta filosofo buddista coreano Chinul. "Se vuoi diventare un Buddha, comprendi che il Buddha è la mente." (pag. 133) e nel xx secolo da Winnicott nella teoria del vero Sé.
L'immagine poetica della mente libera come l'acqua che scorre, si oppone a quella ghiacciata che il sole non riesce a sciogliere se non dopo molto tempo, e ci riporta al lavoro analitico e al tempo necessario impiegato per sviluppare un'energia vitale.
La mente orientale anela ad un ideale di perfezione, di stato puro, quella occidentale è dominata dal conflitto.
Da Eschilo, Sofocle, a Sant'Agostino, a Shakespeare, ai romanzi, alle tragedie e saltando molti secoli, fino a Freud, i conflitti umani hanno dominato nella cultura dei nostri paesi.
Analizzando il pensiero Zen, Bollas individua nella sua filosofia il senso morale, confermato anche qui nel ritorno al materno, modello di armonia e di "soluzione ai lati violenti del comportamento umano". (pag. 136). Neutralizzare la violenza, fornire programmi di vita sana ed equilibrata, eliminare la distruttività, ritornare alla mente sana del rapporto madre / bambino.
Non è ciò che nel ritiro regressivo si verifica tra paziente e analista, secondo un’ottica winnicottiana? Ma se la guarigione di una mente malata viene raggiunta solo da singoli individui, l'esempio fornito nel mondo orientale si allarga al sociale. È quello che avviene passando dall'individuo al gruppo.
Ricordiamo Freud in "Totem e Tabù" (1913) e in "Psicologia delle masse e analisi dell'Io", (1921), testo tragico e profetico quest'ultimo in cui teorizza "la pulsione gregaria" (..) che si lega alla regressione della libido presente negli stati primitivi dello sviluppo, e introduce, se pur in modo implicito ciò che Bollas afferma, "l'effetto inesorabile dell'evoluzione della vita di gruppo" (pag. 138).
Teorizzazione ripresa da Bion nello studio sistematico sui gruppi, con l'inizio della Psicoanalisi di gruppo. È significativa la considerazione circa il fatto che ambedue gli psicoanalisti abbiano assistito ai conflitti che hanno devastato il mondo.
Partendo dal Daoismo e dal Buddismo che auspicavano la realizzazione del sé intimo, al Confucianesimo che enfatizzava il sé sociale, il mondo orientale ha mantenuto vivo l'intreccio tra l'individuale e il gruppale.
"E se la psicoanalisi - che è la quintessenza della psicologia del e per il sé - dovesse re - inquadrarsi intorno al gruppo piuttosto che intorno all'individuo? E se si dovesse iniziare con il gruppo e la sua psicologia e poi procedere a integrare la realtà del sé? (pag. 146).
Freud afferma che "la psicologia della massa è la psicologia umana più antica.... La pulsione omicida all'interno del gruppo" (Freud, pag. 311), che porta all'uccisione del padre usurpandone il potere e sconfermandone la sua funzione individuale." Nonostante quest'affermazione egli resta legato all'ordine paterno, contrariamente a Bion che sostiene l'interdipendenza tra individuo e gruppo, che si comporta con una specifica mentalità per ogni gruppo.
Avevamo sottolineato la tensione sociale di Bollas presente in questo saggio, e anche in molti altri suoi lavori. " Ci troviamo di fronte al compito di immaginare come le prospettive daoista, confuciana, buddista zen e psicoanalitica possono combinarsi per dare forma a un progetto per la comprensione psicologica dell'animale umano, della vita individuale e di gruppo"(pag. 153). In effetti ciò che queste filosofie poetiche hanno evidenziato si ritrova nei concetti psicoanalitici: relazione madre - bambino, complesso edipico, latenza, adolescenza, gruppo.
Forse, sostiene Bollas, il divario non è così ampio, forse "nel corso di molti secoli la specie umana ha avuto una preconcezione della psicoanalisi... (e forse) la pratica della psicoanalisi è possibile in qualsiasi cultura" (pag. 153, 155).
Egli afferma che "La saggezza della psicoanalisi non risiede nelle sue diverse teorie della mente o dello sviluppo psichico, ma nel processo che essa fornisce"(pag. 156).
La psicoanalisi è meditativa, si avvale della rêverie. Paziente / analista sono persi nei pensieri di tante sedute, in un flusso di coscienza, "all'interno della struttura della mente come processo... nella matrice endopsichica che è la mente stessa"(pag. 157), in un ascolto del proprio passato paradossalmente nel potere del silenzio, per dare voce all'inconscio.
In tal senso "la nostra mente può essere pensata come un'oggettivazione di molti diversi stati del sé, sentimenti e condizioni"(pag. 162). Bollas chiedendo ausilio a Rosenfeld che considera la mente come gruppo, apre la via ad una nuova psicoanalisi.
La concezione di Rosenfeld del gruppo come oggetto trasformativo, stimola Bollas a pensare di "correlare la psicoanalisi in Occidente e in Oriente (riunendo) la tradizione eremitica del Daoismo e del Buddhismo con l'etica sociale di Confucio e dei neo - confuciani... nel tentativo di costruire una mente che possa agire in due mondi: il mondo interno della rappresentazione mentale e il mondo esterno delle azioni articolate... per creare una mente di gruppo transgenerazionale" (pag. 163)
Un'ambizione che si sta verificando sia nella Psicoanalisi che abbraccia forme pre - verbali di rappresentazione del sé nella pratica clinica, sia in Oriente con la presenza "di gruppi e centri di studio clinici che meditano e riflettono su questi problemi" (pag. 31).
A questo punto dobbiamo interrogarci sul senso di questo libro.

Conclusione
E se il tentativo di Bollas nell'individuare la rimozione del paterno in Oriente e del materno in Occidente fosse quello di operare una de - rimozione antica e di riunificare due aspetti scissi di un'unica mente psicoanalitica che nel tempo ha preso due strade diverse?
Una sfida che la Psicoanalisi oggi non può perdere. I pazienti che vanno in analisi sono tormentati dal disastro della loro vita e della sofferenza che l'altro in genere sempre procura. Molte persone vivono la vita al di fuori della vita stessa e hanno smarrito il contatto con la vita in quanto oggetto. La suggestione di Bollas di riandare al materno, rappresenta una nuova nascita attraverso il lavoro mutativo della Psicoanalisi, per liberare l'individuo dal trauma di essere stati bambini, nati tra inferno e paradiso, tra seno buono e seno cattivo. Il transfert è trascendenza, discendere nel passato per rinascere.

Bibliografia
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Bollas, C. (2006) Buio in fondo al tunnel. Antigone Edizioni, Venaria Reale (To).
Bollas, C. (2013) La mente Orientale. Raffaello Cortina Editore, Milano,.
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Matte Blanco, I(1981). L'inconscio come insiemi infiniti. Einaudi, Torino, 1981.
McWilliams, N. La diagnosi Psicoanalitica. Astrolabio, Roma,1999.
Phillips, A. (1995) Winnicott. Biografia intellettuale. Armando editore, Roma.
Romano Toscani, R. (2010) Il sogno di Omàr. Editori Riuniti, Roma.
Winnicott, D. W. Sviluppo affettivo e ambiente. Tr. It. Armando, Roma,1970.
Winnicott, D.W. (1971) Gioco e Realtà. Tr. it. Armando, Roma, 2005.
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Filmografia
Robert Zemeckis, Forest Gump, 1994.

 

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