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Cultura e Società

Marina Nardo. Percorsi in Psicoterapia Psicoanalitica di Rosa Romano Toscani

“Ci siamo conosciute da subito” Rosa Romano Toscani mi ha detto un giorno, durante una conversazione privata, un’espressione che sa di incontro psicoanalitico. Perché ogni incontro profondo è intinto di psicoanalisi, dove l’inconscio guida e traccia le coordinate transferali e controtransferali sulle quali si basa ogni relazione umana.
Questo libro è un incontro con la psicoanalisi, si può leggere per imparare e conoscere questo mondo. Per chi già lo frequenta, può ritrovare la freschezza di un pensiero originale, anni di studio e di pratica clinica, dove l’incontro con il paziente è prima di tutto l’incontro con un essere umano che chiede aiuto ad un altro essere umano che sa accogliere e accettare il rischio di intraprendere un viaggio terapeutico verso l’ignoto.
Un testo che traccia la storia professionale dell’Autore, passo dopo passo, nei numerosi saggi che toccano temi antichi e contemporanei, con una ricca bibliografia che segna le tappe più significative del pensiero psicoanalitico. Altri incontri: questa volta teorici e culturali, con Freud che compare in ogni capitolo rinnovato e ritrovato per attingere da quell’imprinting che appartiene alle generazioni venute dopo di lui. Perché la psicoanalisi non muore mai se va avanti e se trova sempre qualcuno che la fa progredire, senza perdere le tracce della sua storia tenuta dal filo che attraversa passato, presente e futuro.
Sin dall’Introduzione troviamo l’annosa questione: “La psicoterapia psicoanalitica è figlia della psicoanalisi”. E ancora: “Uno psicoterapeuta psicoanalitico deve avere risorse personali, conoscenze teoriche e culturali adeguate per acquisire quel saper fare che gli consenta di adattarsi con flessibilità alle persone e alle diverse situazioni nelle quali è richiesto il suo intervento. Essere in grado di gestire con intuito ed equilibrio le aree di ambiguità, di ambivalenza proprie del paziente, confrontarsi con il conflitto, con il perturbante, senza confondersi, ma al contrario trovando in esso aree di creatività e di arricchimento psicologico” (p.19).
Nel capitolo “L’uso dell’inconscio nella psicoterapia psicoanalitica” sottolinea: “La cura avviene attraverso la capacità o la possibilità del terapeuta di accogliere nel proprio inconscio, l’inconscio del paziente, di conoscerlo ed elaborarlo assieme a lui”. Perché la psicoterapia psicoanalitica si avvale del terapeuta per curare il paziente. Questa è la psicoanalisi: dove “i piani di incontro riguardano, oltre al rapporto reale, soprattutto il rapporto inconscio e l’uso che ne viene fatto” (p.35).
La relazione transfert-controtransfert diviene così l’area principale della cura terapeutica, sostenuta dal setting adattato su misura del paziente e di quella coppia analitica.
Nel capitolo sul caso clinico di Noan, presentato a Belgrado al Congresso Europeo della EFPP, viene affrontato il tema del trauma. A Belgrado eravamo un gruppo di rappresentanti della SIPP, un’esperienza indimenticabile, tante culture in un confronto corale sulla cura psicoanalitica al trauma. Noan va letto fino alla fine perché ci fa capire come si può lavorare, con garbo e delicatezza, per la ricostruzione di un’identità bloccata dalle impronte  traumatiche transgenerazionali.
Il libro attraversa tematiche classiche e intramontabili: dal concetto di campo al sogno, passando per l’uso dell’interpretazione, al funzionamento psicosomatico, aspetti difensivi e esperienze istituzionali, il gruppo e la coppia. Ma c’è spazio anche per la psicoanalisi che cambia e si evolve: psicoanalisi e immigrazione; l’uso della tecnologia che contribuisce a nuove forme di comunicazione anche terapeutiche.
È un testo che ben delinea la figura del terapeuta psicoanalitico, colui che deve sapersi disporre in un “ascolto rispettoso” una condizione che “passa attraverso la capacità di ascolto sviluppata nel tempo, la fiducia nei propri sentimenti, l’identità raggiunta, l’intelligenza e la maturità emotiva, la forza dell’Io e la coesione del Sé, la dipendenza matura, il piacere nel proprio lavoro, la capacità di amare”  (p. 67). 
Percorsi in Psicoterapia Psicoanalitica può anche essere usato come manuale nel training psicoanalitico e ringrazio Rosa Romano Toscani che mi permetterà di arricchire i seminari di Teoria della Tecnica. Perché dobbiamo poter trasmettere alle nuove generazioni di psicoterapeuti quel metodo rigoroso e al tempo stesso creativo che ogni percorso terapeutico richiede.
Concludo citando ancora l’Autore: “Credo che il fine della terapia psicoanalitica sia quello di poter aiutare il paziente ad uscire da una posizione narcisistica e individualistica, tesa a concentrare su se stesso le preoccupazioni e le energie psichiche per potersi occupare e preoccupare dell’altro. In sostanza questa dovrebbe essere l’etica della cura, lasciando un segno per dare significato all’esistenza sviluppando nel paziente un pensiero generativo nel riconoscersi come individuo responsabile e autonomo, capace di iniziativa e di solidarietà” (p.29).

Mi auguro che anche le società psicoanalitiche sappiano trarre beneficio da queste parole.

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