SILVIA LONGO. MEZZOGIORNO DI FUOCO (1952). Uno sguardo sull'individualismo
Mezzogiorno di fuoco
Titolo originale: High Noon
Regia: Fred Zinnemann
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1952
La trama di Mezzogiorno di Fuoco è essenzialmente tragica. Un'intera comunità di individui abbandona un uomo lasciandolo solo a lottare per la propria vita in una situazione disperata.
Il film è ambientato in una cittadina del Nuovo Messico, Hadleyville, verso la fine dell'ottocento. Il protagonista è lo sceriffo Will Kane (Gary Cooper), un uomo che ha ricoperto il proprio ruolo con onestà e dedizione e che ha deciso di andare in pensione per ritirarsi a vita privata. Si è appena sposato con la giovane e attraente quacchera Amy Fowler (Grace Kelly) e con lei, subito dopo le nozze, si appresta a lasciare la città per trasferirsi altrove.
Mentre la coppia di nuovi sposi si prepara a partire giunge un telegramma che annuncia l'arrivo in città, con il treno di mezzogiorno, dello spietato fuorilegge Frank Miller (Ian MacDonald), consegnato alla giustizia dallo sceriffo cinque anni prima e adesso misteriosamente graziato e rimesso in libertà. Miller, al momento del suo arresto, aveva giurato di vendicarsi di Kane, cosicché tutti esortano l'ex-sceriffo ad affrettare la partenza, a scappare, lasciando la città senza un funzionario della legge – il sostituto di Kane arriverà infatti solo il giorno dopo. Tre banditi (fra cui spicca il Lee Van Clef di Sergio Leone) stanno aspettando Frank Miller alla stazione di Hadleyville per aiutarlo a compiere la sua vendetta.
Kane si lascia inizialmente convincere a lasciare la città ma non riesce a proseguire il suo viaggio di fuga. Non può scappare, sente di dover tornare indietro alla sua città e al suo ruolo nonostante il pericolo e nonostante le insistenti, disperate proteste della moglie che lo supplica, in nome del futuro che li aspetta, di andare via.
Amy: Perché ti sei fermato?!
Kane: Ritorniamo, è inutile continuare
Amy: Perché?!
Kane: E' sciocco, non ho con me neanche un'arma
Amy: Ragione di più per correre!
Kane: No, è proprio quello che pensavo. Mi hanno fatto fuggire, mentre non sono mai fuggito davanti a nessuno
Amy: Ah io non capisco come ragioni
Kane: [dopo aver guardato l'orologio] Non c'è il tempo di spiegarti
Amy: Non ritorniamo, Will!
«Non ritorniamo, Will»
Kane: E' necessario, non posso fare diversamente [...]
Amy: Per favore, Will, non potresti almeno dirmi di che si tratta?
Kane: Cinque anni fa mandai in galera un uomo che aveva commesso un omicidio. Invece di impiccarlo gli dettero l'ergastolo. Ora l'hanno graziato. Non ti so dire il perché, so solo che torna qui oggi.
Amy: Ancora non capisco.
Kane: E' un tipo violento, un incosciente. Certo combinerà dei guai.
Amy: Ma questo non ti riguarda più, ti sei dimesso
Kane: Fui io ad arrestarlo.
Amy: Hai fatto il tuo dovere, ora non c'entri più. Ci penserà il nuovo sceriffo.
Kane: Non arriverà prima di domani. Sento il dovere di rimanere […] D'altronde io sono sempre la stessa persona, con o senza questa [si rimette la stella di sceriffo]
Amy: Oh Will! Dammi retta, ti prego, andiamo via
Kane: No, cara
Amy: Non cercare di fare l'eroe, non è necessario che tu sia un eroe, almeno per me.
Kane: Non sto cercando di fare l'eroe e se credi che la cosa mi diverta ti sbagli!
Will Kane ha coraggio, per questo quando gli chiedono se prova paura lui risponde di sì. Qui come altrove la coppia Zinnemann-Foreman, regista e sceneggiatore, dimostra la capacità di creare personaggi caratterizzati da un fine realismo psicologico. Solo chi prova paura e ciò nonostante la affronta, infatti, può essere definito coraggioso, mentre chi non percepisce il pericolo o lo sottovaluta può dirsi al massimo sventato, imprudente, spavaldo o temerario.
Tornato ad Hadleyville Kane entra nella chiesa del paese, dove la comunità si trova riunita per celebrare la messa, nel tentativo di arruolare le persone a lui più vicine per formare una squadra di uomini armati ed affrontare insieme i quattro fuorilegge venuti a cercarlo. Il paese deve decidere che azione intraprendere a fronte dell'imminente pericolo, e il tempo stringe. Miller sarà in città a mezzogiorno e in meno di un'ora bisognerà risolversi ad agire. Va notato che il tempo del film corrisponde al tempo degli eventi, un'ora e mezza circa dal matrimonio di Kane all'arrivo di Miller, e questo contribuisce a creare un effetto di suspense del tutto particolare.
Chi è disposto ad affrontare i malviventi a fianco dello sceriffo? Tutti, uno dopo l'altro, si tirano indietro rifugiandosi dietro varie ragioni. Alcuni si sottraggono all'appello perché hanno famiglia e figli, altri perché ritengono che la responsabilità di difendere Hadleyville e Kane dovrebbe ricadere sulle stesse autorità che hanno rimesso Miller in libertà e non su loro stessi. Perché uno deve pagare le tasse per mantenere giudici e politici e poi essere costretto a difendersi da solo? L'opinione che alla fine prevale è che se un tempo lo sceriffo ha servito Hadleyville in modo esemplare mantenendovi pace e ordine, adesso non la rappresenta più. In fondo i banditi cercano lui, e lui soltanto. Perché allora rischiare sparatorie e disordini che metterebbero in cattiva luce la città causandole un danno anche economico? Will Kane, afferma il Sindaco Henderson (Thomas Mitchell), se ne deve andare. Così anche coloro che inizialmente avevano offerto il loro appoggio all'ex-sceriffo, rimanendo isolati, si ritirano. Gli unici che rimangono sono un ragazzino di quattordici anni che vorrebbe dimostrarsi adulto e un vecchio uomo, cieco da un occhio, che un gesto eroico restituirebbe all'antica reputazione di pistolero.
I cittadini riuniti in chiesa si voltano all'ingresso di Kane
La forza di questa vicenda e del dramma di Kane è esaltata dal fatto che anche Amy, la donna da poco sposata, decide di abbandonare il marito al proprio destino e di andarsene da sola, salendo proprio su quel treno di mezzogiorno dal quale scenderà Miller. Lo stato d'animo del protagonista, affranto, spaventato, straziato ci viene comunicato attraverso le parole del brano Do not forsake me, oh my darling (oscar per la migliore canzone) cantata da Tex Ritter e scritta da Dimitri Tiomkin (oscar per la miglior colonna sonora).
Intrecciato al dilemma morale e al dramma individuale del protagonista, splendidamente ritratti, il film rappresenta in modo straordinariamente efficace la complessità del rapporto fra individuo e gruppo e alcuni fondamentali aspetti del funzionamento del gruppo come entità psicologica a sé stante. Il discorso del film non è isolato: negli stessi anni in cui Carl Foreman scrive la sceneggiatura di Mezzogiorno di fuoco il professore di psicologia Solomon Asch dello Swarthmore College in Pennsylvania fa discutere il mondo accademico con il suo noto esperimento sul conformismo dell'individuo nelle interazioni con un gruppo. Asch attraverso una semplice procedura sperimentale dimostra quello che il film di Zinnemann racconta per immagini, e cioè che le persone, nel momento in cui sperimentano una differenza fra il proprio giudizio e quello dei più, rinunciano nella maggior parte dei casi al proprio punto di vista e si conformano a quello della maggioranza. E' proprio questo che accade nella chiesa di Hadleyville, dove le molte voci che si sollevano entusiaste a favore di un'azione comune si affievoliscono e poi tacciono definitivamente a fronte del rifiuto del Sindaco e di altri autorevoli membri del gruppo. Anche Herb, un brav'uomo che aveva da subito offerto una mano all'ex-sceriffo, si rende conto, in una delle scene più forti del film, che tutti gli altri hanno disertato.
Kane: Sono contento che siate venuto
Herb: Non riuscivo a spiegarmi il vostro ritardo, ci resta ormai poco tempo
Kane: Eh sì, certo
Herb: Quando vengono qui gli altri uomini? Dobbiamo fare un piano!
Kane: Gli altri uomini? Non vi sono altri uomini. Siamo solo io e voi.
Herb: Volete scherzare!
Kane: No, nessuno ha accettato
Herb: Non riesco a crederci! Ma non possono essere tanto idioti!
Kane: Non sono riuscito a convincerli
Herb: Allora siamo solo noi due. Voi e io contro Miller e il resto della banda?
Kane: Proprio così. Volete rinunciare, Herb?
Herb: Io non vorrei tirarmi indietro, no. Ma a dire la verità non avrei mai immaginato una cosa simile
Kane: Nemmeno io
Herb: Mi sono offerto, l'avete visto! Non siete dovuto venire a chiedermelo, ero pronto. E sono pronto ancora, ma questo è diverso, Will. Non è come era logico prevedere che fosse. Questo significa proprio volersi suicidare, e per che cosa? Perché io non sono della polizia, io vivo qui, non ho nulla di personale contro nessuno. Io non c'entro in questo
Kane: Avete ragione
Herb: C'è un limite a quanto si può chiedere ad un uomo. Io ho moglie e figli, chi penserà ai miei figli?
Kane: Tornate dai vostri figli
Diverse scene corali del film richiamano alla mente quei meccanismi di funzionamento gruppale descritti dieci anni dopo dallo psicoanalista inglese Wilfred Bion. Quest'autore il cui pensiero rimane ancora oggi imprescindibile ci ha spiegato che quando un gruppo si riunisce con lo scopo di portare a termine un compito può accadere che potenti fantasie inconsce ne ostacolino i processi razionali, vanificando gli sforzi dei singoli membri o rendendoli inefficaci. Una volta in gruppo, gli individui possono ricadere in quella che Bion definisce una “mentalità primitiva” in base alla quale il gruppo ricerca unicamente la propria conservazione attraverso l'attaccare in massa il nemico o il sottrarsene secondo la logica dell'attacco/fuga. Oppure, dice quest'autore, il gruppo può anche generare al proprio interno la convinzione che tutti i propri problemi o necessità verranno risolti da un avvenimento futuro (nel nostro caso la cittadinanza si convince che appena Kane se ne andrà l'insediamento dei banditi cesserà di essere una minaccia). La mentalità primitiva di gruppo secondo Bion “si distingue per l'uniformità dell'attività mentale che è propria degli individui che operano sotto la sua influenza” (Neri, 2001, p.218). Le voci individuali dei vari personaggi del film, infatti, si affievoliscono fino a sparire, lasciando la sensazione che la città intera, e non uno a uno i singoli cittadini, si sia sottratta al proprio dovere.
Carl Foreman sul set di Mezzogiorno di Fuoco
La pellicola di Zinnemann è stata interpretata da molti come un'allegoria del maccartismo (Andrew, 1999). Negli anni in cui è girato Mezzogiorno di Fuoco la popolazione americana assisteva passivamente, come gli abitanti di Hadleyville, alla cosiddetta caccia alle streghe, una vera e propria persecuzione di individui la cui colpa talvolta non esisteva, talvolta era soltanto l'adesione ad ideali socio politici improntati ad una liberalità e a principi di solidarietà un po' troppo di sinistra. Altri hanno sottolineato come le personali esperienze del regista, ebreo in Austria prima di emigrare negli Stati Uniti, lo avrebbero reso eccezionalmente attento alla condizione di chi viene abbandonato dalla sua comunità e soprattutto da coloro che pensava fossero i suoi amici (Prince, 1999). Altri ancora (Frankel, 2017) hanno letto nella storia la vicenda dello stesso sceneggiatore del film Carl Foreman, indagato nel 1951 dal Comitato per le Attività Anti-Americane per la sua trascorsa appartenenza al partito comunista. Foreman si rifiuta di fornire al Comitato il nome degli amici e compagni di partito ed è per questo costretto ad abbandonare Hollywood e l'America.
Mezzogiorno di Fuoco è quindi un film che, al di là dell'allegoria, è stato toccato direttamente dall'ideologia maccartista, basti citare la famosa affermazione di John Wayne che lo definì “la cosa più antiamericana che io abbia mai visto” (“the most un-american thing I have ever seen”). Il regista Howard Hawks, altrettanto indignato da un western così atipico nel suo sguardo critico verso l'America della Frontiera, così lontano dalla retorica dell'epica e dell'eroismo, volle rispondere al film girando pochi anni dopo Un dollaro d'onore. Nella pellicola di Hawk la vicenda è simile ma il personaggio dello sceriffo del tutto diverso: non tormentato, non in conflitto, non perdente nel tentativo di reclutare alleati. E in effetti Mezzogiorno di Fuoco è più un dramma senza tempo ambientato nel Far West che un vero e proprio western. Un dramma che si conclude dopo emozionanti colpi di scena con un finale ambivalente, amaro, sentimentale, in cui la nozione di vittoria/sconfitta perde significato poiché attraverso la stessa azione qualcosa viene perso e nuove possibilità si aprono, come nell'iconica scena in cui una stella di sceriffo viene gettata nella polvere.
Keywords
#cinema e psicoanalisi #individualismo #maccartismo #psicologia di gruppo #western
BIBLIOGRAFIA
Andrew, G. (1999) Directors A-Z. A Concise Guide to the Art of 250 Great Film-Makers. Prion Books, London.
Frankel, G. (2017) High Noon. The Hoolywood Blacklist and the Making of an American Classic. Bloomsbury, USA.
Neri, C. (2001) Gruppo. Borla, Roma.
Prince, S. (1999) Historical Perspective and the Realist Aesthetic in High Noon. In: The Films of Fred Zinnemann: Critical Perspectives. Edited by Arthur Nolletti. State University of New York Press, Albany.